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Sedute di Fotobiostimolazione – Fotobiomodulazione cerebrale

Le Sedute di Fotobiostimolazione conosciuta anche come Fotobiomodulazione cerebrale, si occupano in “parole comprensibili” di attivare una serie di fasci di luce pulsata a livello transcranico, in grado di raggiungere il cervello; la tecnica prevede il passaggio di questa luce a frequenza particolare attraverso alcuni strati fisici tra i quali: scalpo, periostio, le ossa craniche, meningi e la dura madre, sino al parziale raggiungimento della superficie corticale del cervello.

In questo modo verrà ottenuta una risposta positiva della zona trattata e stimolata attraverso la fotobiomodulazione a luce rossa, sotto differenti aspetti, a seconda degli obiettivi da raggiungere; la fotobiostimolazione viene eseguita ed è indicata per patologie come Alzheimer e Parkinson, ma anche per incrementare prestazioni sportive in ambito agonistico.

ALLA BASE DI TUTTI I PRINCIPI DEI PROCESSI FISIOLOGICI

Introduzione alla “Nir”, la Fotobiostimolazione del cervello:

Fotobiostimolazione: la luce che stimola il cervello

L’elaborazione delle esperienze relative alla sopravvivenza, alla protezione, alla capacità ed alla relazione accedono nel nostro organismo attraverso i nervi cranici e seguono il principio di bilateralità e di dinamica ormonale.

Le sue espressioni possono essere monitorate attraverso l’andamento del sistema simpatico e parasimpatico, che seguono il ritmo bifasico, come tutte le espressioni bioelettriche del corpo.

L’evolversi di una malattia, segue a ruota i classici principi dell’embriologia insieme ai processi evolutivi dei foglietti embrionali che sono collegati ad essa.

Tutto è governato dal cervello e nessun organo è in grado di fare la stessa cosa o sostituirsi.

Ogni processo terapeutico o riabilitativo deve tenere ben presente questo principio, per non trovarsi in opposizione a questo andamento fisiologico.

Terapia e benefici della luce rossa della fotobiomodulazione a 850/830/810/660/630 NM

Esistono differenti lunghezze d’onda nella fotobiomodulazione: partono da quella più alta a 850 nanometri (Nm), quella a 830 Nm, poi 810 Nm, a 660 Nm ed infine 630 Nm; tutte queste lunghezze risultano all’occhio umano visivamente di colore rosso (da qui: infrared=infrarosso), anche se in realtà rasentano la vera luce ad infrarossi, possiedono tutte quante una particolare frequenza che utilizzata differentemente a seconda dei casi specifici da trattare, riesce a penetrare gli strati più profondi dei tessuti corporei raggiungendo e colpendo punti prestabiliti in tutto il loro volume.

Queste particolari lunghezze d’onda stimolano attraverso i tessuti colpiti dalla luce rossa, particolari effetti terapeutici per differenti tipi di disturbi; i vantaggi che si possono ottenere dalla fotobiomodulazione sono svariati e rientrano in vari campi della terapia naturale come:

  • Riduzione della generale infiammazione corporea (articolare, muscolare, ossea, tessuti molli).
  • Rinvigorimento del tono e del processo di rigenerazione muscolare specialmente consigliato nel settore agonistico/atletico.
  • Aumento della produzione del collagene con conseguente recupero del processo cicatriziale e del miglioramento di ferite (ideale anche per post intervento chirurgico), pigmentazione ed elasticità della pelle, poiché agisce anche sulle infiammazioni o infezioni presenti a livello del derma, con relativo miglioramento di disturbi cronici della pelle quali psoriasi, macchie, eczema, acne, ecc.
  • Miglioramento del livello di endorfine prodotte dal cervello e del relativo aumento del benessere generale.
  • Riparazione dei tessuti molli e duri, riparazione e ricrescita ossea accelerate (pratica indicata particolarmente per il recupero post infortunio atletico sia a livello professionale che amatoriale).
  • Recupero di lesioni cerebrali, disturbi psichiatrici, miglioramento di malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson.
  • Miglioramento delle condizioni da alopecia da stress, relativa riattivazione del cuoi capelluto e ricrescita dei capelli.

Fotobiostimolazione e fotobiomodulazione: la luce che stimola il cervello

La somministrazione non invasiva di luce proveniente da una fonte esterna (laser o LED) alla testa e di conseguenza, al cervello, viene comunemente chiamata FBM transcranica.

La Metodica NIR
Metodica Fotobiostimolazione

Questo metodo di luce pulsata verso il cervello, prevede il passaggio della stessa luce attraverso una serie di strati che includono lo scalpo, il periostio, le ossa del cranio, le meningi e la dura madre, raggiungendo parzialmente la superficie corticale cerebrale.

Data l’esponenziale attenuazione della luce durante il tragitto attraverso lo scalpo ed i tessuti cerebrali, la dose massima (una piccola frazione della luce incidente), viene fornita a quei neuroni localizzati nello strato più esterno della corteccia cerebrale.

Inoltre, sarà presente un ulteriore gradiente di penetrazione della luce all’interno della corteccia cerebrale, così che un certo numero limitato di neuroni assorbirà una dose adeguata di luce.

La penetrazione della luce a livello tissutale dipende da diversi parametri ottici come la lunghezza d’onda, l’irradiazione, il tempo di esposizione, l’area esposta, la coerenza e la struttura pulsante.

Diversi fattori anatomici e fisiologici contribuiscono alla penetrazione della luce nella testa inclusa la geometria individuale della testa e la composizione tissutale.

Inoltre, la varietà nella distanza della corteccia dallo scalpo per le diverse regioni cerebrali (ad esempio, le aree frontali hanno una distanza minore rispetto alle aree parietali e mediali) può inficiare le profondità di penetrazione della luce.

La Fotobiostimolazione NIR ed il metabolismo umano

Uno degli effetti maggiormente riscontrabili della Fotobiostimolazione NIR è l’aumento del funzionamento metabolico.

Seguito da un aumento della produzione di ATP intracellulare come maggiore meccanismo d’azione.

Inoltre, diversi studi pre-clinici hanno dimostrato che il contenuto cerebrale di ATP risulta aumentato a seguito di trattamenti di fotobiomodulazione NIR.

È risaputo che una disfunzione mitocondriale, un supplemento inadeguato di ATP e lo stress ossidativo sono fattori che contribuiscono a quasi tutte le forme di malattie cerebrali.

Ciò è stato riportato per diverse condizioni neurologiche come Disturbo Depressivo Maggiore, il trauma cranico, la malattia di Parkinson e per la malattia di Alzheimer.

E’ riscontrato anche con effetti visivi immediati che la fotobiomodulazione può essere riconosciuta come un vero e proprio trattamento per il morbo di Parkinson e quello di Alzheimer.

La Fotobiostimolazione NIR ed il flusso ematico

fotobiostimolazione al cervello
fotobiostimolazione al cervello

Uno dei cambiamenti maggiormente riscontrabili a seguito dei trattamenti con Fotobiostimolazione NIR è relativo al flusso ematico cerebrale ed all’ossigenazione.

La NIR comporta un significativo aumento di concentrazione di CCO e di concentrazione di emoglobina ossigenata nella parte trattata dato che la dose di energia laser si accumula nel tempo.

È stato suggerito che il rilascio di ossido nitrico a seguito di Foto stimolazione NIR è responsabile dell’aumento del flusso ematico cerebrale.

L’ossido Nitrico è una molecola di segnalazione neuronale che, insieme ad altre funzioni, possiede la capacità di scatenare la vasodilatazione.

Questa vasodilatazione quindi promuove un aumento al livello di circolazione ematica che porta ad un incremento dell’ossigenazione cerebrale, il tutto in modo simile a quanto viene osservato con campi elettromagnetici pulsanti.

Disturbi del flusso ematico cerebrale, disfunzioni neuro-vascolari e sotto-regolazione dell’ossigenazione cerebrale, sono stati definiti come caratteristiche importanti in patologie di tipo dementigeno e neuro-degenerativo.

La neuroprotezione: la protezione del cervello tramite fotobiomodulazione

fotobiostimolazione NIR
fotobiostimolazione NIR

Diverse evidenze suggeriscono che la foto bio stimolazione NIR possa essere utilizzata nella neuro-protezione, essenzialmente per proteggere le cellule dal danneggiarsi e nel promuovere la loro sopravvivenza e longevità, invertendo i processi di segnale apoptotico.

Un modo per raggiungere questo risultato è attraverso l’inibizione dell’attività del glicogeno sintasi chinasi.

  • NIR si è inoltre dimostrata efficace nella protezione delle cellule da tossine con effetti nocivi.
    L’effetto antitossico della NIR può essere ricondotto alla sua capacità di stimolazione CCO.
  • la Foto stimolazione NIR è inoltre efficace nella prevenzione degli effetti nocivi associati al cianuro di potassio, l’espressione neuronale  di Bax indotta dal cianuro risulta diminuita, prevenendo la successiva apoptosi cellulare.
  • Un ulteriore proprietà di NIR si riferisce alla capacità  di agire sulle cellule in diversi stati di sanità in modi diversi, essenzialmente modificando la cellula in qualsiasi modo sia necessario per promuoverne la sopravvivenza.

Ad esempio, in cellule normali l’assorbimento di luce da parte di CCo porta ad un aumento di MMP (metalloproteinasi della matrice) sopra le baselline e ad un lento aumento di ROS.

Tuttavia, nelle cellule in cui MMp è basso a causa della presenza di stress ossidativo, di eccito tossicità o di inibizione del trasporto di elettroni, l’assorbimento di luce porta ad un aumento di MMP verso livelli di normalità e ad un aumento della produzione di ROS.

  • In egual misura, la tipica risposta delle cellule sane se sottoposte a NIR corrisponde ad un lieve incremento di calcio intracellulare.

Tuttavia, nelle cellule che già contengono un eccesso di calcio (fenomeno chiamato eccitossicità), NIR provoca la reazione opposta, ovvero abbassa i livelli eccessivi di calcio cellulare promuovendo la sopravvivenza della cellula, abbassando lo stress ossidativo riportando l’MMP a livelli normali.

Fotobiomodulazione NIR e sindrome da stress da COVID-19

Con l’attuale pandemia in corso del COVID-19, si sta affermando sempre di più nella letteratura medica e scientifica un nuovo disturbo psicologico specifico: la “sindrome da stress COVID-19”.

Stress… se ne parla sempre tanto ma questa forma è più intensa delle altre.

Sì, perché solitamente sappiamo contro cosa combattere, nel caso del COVID-19 però il nemico è invisibile.

È normale quindi sentirsi sopraffatti da una sensazione di impotenza di fronte ai contagi sempre più frequenti.

Lo stress però mette in atto nel nostro corpo una serie di meccanismi che servono a far reagire l’organismo a una situazione di allarme, percepita come pericolo.

L’attivazione di questi meccanismi è normalmente una risposta adattativa che serve all’organismo per contrastare gli stimoli che possono produrre stress: infezioni, traumi, lotta o fuga.

Per rispondere allo stress il sistema immunitario usa dei messaggeri pro-infiammatori (le citochine) che vengono rilasciati nel sangue dai linfociti T e dai macrofagi.

Il nostro sistema immunitario, tuttavia, non è in grado di intervenire direttamente sul nostro cervello, solo risposte immunitarie indotte indirettamente possono proteggere il nostro Sistema Nervoso.

Le cellule che difendono il nostro cervello dalle infezioni virali sono le cellule della microglia, che attraverso diversi meccanismi, tra cui la produzione di citochine antivirali e l’induzione della riparazione neuronale proteggono il nostro Sistema Nervoso.

Negli ultimi anni, è stato scoperto come un elevato periodo di stress sia legato a una diminuzione delle cellule del sistema immunitario.

Perciò se lo stress persiste e la reazione infiammatoria perdura nel tempo, l’eccesso di mediatori pro-infiammatori può provocare danni infiammatori consistenti, che si ripercuotono anche a livello cerebrale.

Questo stato infiammatorio è detto neuro-infiammazione.

La teoria della neuro-infiammazione potrebbe essere applicata a quei casi in cui il corpo reagisce in modo particolare agli stimoli stressanti.

L’aumento di cortisolo nel sangue favorisce il rilascio di citochine, ammine vasoattive, ossido nitrico, glucocorticoidi.

Tutto questo prima o poi causa un elevato disagio neurologico.

L’origine di questa circostanza risiede prima di tutto nelle nostre fonti di stress.

Inoltre, è vero che il Coronavirus agisce a livello polmonare, ma non sono da sottovalutare anche i sintomi neurologici: la perdita di gusto e olfatto tipici dell’infezione da COVID-19 rappresentano un segnale dell’interazione del virus con il Sistema Nervoso.

Uno studio ha infatti mostrato che il sistema olfattivo potrebbe rappresentare una via di accesso al nostro organismo per il SARS-CoV-2.

Un sostegno per il cervello può arrivare da NIR, una tecnica di fotobiomodulazione non invasiva e indolore che aiuta a tenere sotto controllo la neuro-infiammazione e a prevenire i danni legati ad essa.

La NIR è una metodica che utilizza un’immissione di luce nel vicino infrarosso per stimolare l’attività neuronale e quindi migliorare le funzioni cerebrali e, allo stesso tempo, modulare processi e sintomatologia di natura neuro-infiammatoria.

Come funziona? La metodica si basa sull’utilizzo di un casco costruito in modo da agire sull’intera area cerebrale corticale.

Ci sono molte evidenze scientifiche a supporto del fatto che la NIR possa attivare il fenotipo di microglia che esercita effetti antinfiammatori e antiossidanti e favorisce il risanamento tissutale.

La fotobiomodulazione ha effetti benefici sullo stress ossidativo e porta un aumento della neurogenesi e della sinaptogenesi.

Ha inoltre effetti antinfiammatori poiché possiede la capacità di modulare i livelli di citochine, aumentando i livelli delle citochine antinfiammatorie e abbassando quelle pro-infiammatorie.

Pertanto la metodica NIR può venirci in soccorso contro la “sindrome da stress COVID-19”, aiutandoci a prevenire i danni infiammatori e risulta sicuramente utile per mantenere in salute le funzioni cerebrali.