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Tecniche osteopatiche di Equilibrio e di Scambio Reciproco

Tecniche osteopatiche di Equilibrio e di Scambio Reciproco

Le Tecniche osteopatiche di Equilibrio e di Scambio Reciproco si basano sull’utilizzazione diretta delle risorse fisiologiche del corpo del paziente, attraverso la presa di coscienza dell’osteopata e le sue capacità di palpazione.
Esse richiedono al praticante una base filosofica e metodologica e una conoscenza completa dei meccanismi anatomo-fisiologici.

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Tali tecniche tendono a valutare e poi a ristabilire lo stato di salute del paziente (salute: capacità di funzionamento armonioso in tutti i sistemi del corpo), oltre a diagnosticare ed a trattare traumi e disfunzioni (traumi e disfunzioni: ridotte capacità di funzionamento in un determinato sistema).

Fondamentalmente, il medico studia l’anatomia, la fisiologia, la patologia e le scienze assimilate per poter valutare clinicamente lo stato di salute e per essere in grado di fare qualcosa per il suo paziente, sia diagnosticando traumi e malattie, sia trattandole attraverso la medicina, la chirurgia o gli altri strumenti del suo armamentario terapeutico.

Le Tecniche di Equilibrio e di Scambio reciproco esigono dall’osteopata di riuscire ad affondare ancora più profondamente nella comprensione fisiologica del corpo del suo paziente; qui egli lavorerà tramite e con l’intermediazione dei meccanismi anatomo-fisiologici del corpo esaminato e della “forza” che li anima: ciò costituirà l’energia propulsiva in grado di fornirgli una giusta valutazione e di permettergli di restaurare lo stato di salute, di diagnosticare e di trattare tutti gli squilibri o i traumi esistenti.

La vita è movimento nella relazione spazio-tempo, dalle manifestazioni spirituali le più elevate ai più semplici fenomeni fisici.

La fisiologia del corpo è anch’essa movimento nella relazione spazio-tempo: questo implica energie a tutti i livelli dell’ esistenza, ed uno scambio fra tutti i suoi elementi (spirituali, fisici, ambientali); essa include ogni struttura (ossa, tessuti molli, liquidi); inizia dalla fecondazione dell’ovulo e prosegue fino al passaggio finale dell’individuo in un altra sfera d’azione.

La fisiologia del corpo è dotata di potenza, di forza e di energia al fine di poter manifestare la vita (ossia il movimento nello spazio e nel tempo); tale potenza può essere “letta e catturata”, per essere utilizzata dal praticante per la sua diagnosi e per il suo programma di trattamento.

Potenza e fisiologia costituiscono un’unità funzionale in ogni entità individuale, e tutti i livelli di energia contenuti nei meccanismi viventi sono accessibili e utilizzabili.

  • La “potenza” – afferma ancora Becker – è molto più di un valore statico che rappresenta il potenziale di energia disponibile.
  • La “potenza” è energia in azione, è un’entità di funzione che si muove lungo le regioni di equilibrio e di scambio ritmico di tutti i meccanismi.
  • La “potenza” può essere descritta in numerosi modi.

Essa è ad esempio lo spazio tra due note musicali che, in una determinata melodia, fa sì che ci siano delle note di qualità e di tono differente; essa separa le diverse lunghezze d’onda che manifestano le energie nei campi elettromagnetici; essa si situa tra i flussi e i riflussi delle masse oceaniche e di quelle di energia universale di questo sistema solare ed oltre; in chimica, essa interviene nei punti di scambio tra due reazioni.

Ma la descrizione più semplice di potenza è quella attribuibile alla leva o al punto d’appoggio.

La potenza nel punto di immobilità che costituisce dunque il punto d’appoggio, è la somma totale delle energie che si manifestano alle due estremità della leva.

Il punto d’appoggio può essere spostato, ma resterà sempre funzionalmente immobile in rapporto alla leva, poiché esso è sede della potenza per i fenomeni di equilibrio e di scambio ritmici che si esercitano in questa stessa leva.

Nel corpo troviamo dimostrati tutti questi esempi: le parole e il canto, l’attività elettrica del sistema nervoso; la fluttuazione del liquido cefalo-rachideo; gli scambi chimici ormonali, gli enzimi e i liquidi; le leve del sistema scheletro-muscolare e tanti altri fattori, rilevabili nei vari meccanismi anatomo-fisiologici.

Tutti sono clinicamente utilizzabili ma è compito del terapeuta di allenare le proprie capacità tattili per lavorare attraverso il movimento, nella relazione spazio-tempo dei meccanismi del paziente, nel momento in cui questi stessi meccanismi sono alla ricerca dei propri punti di scambio d’equilibrio e di ritmo, sia in stato di salute, sia in condizioni traumatiche o patologiche.

Contemporaneamente, il terapista svilupperà la conoscenza consapevole della potenza che si trova nei punti di scambio equilibrati e ritmici, pur lavorando con la fisiologia del corpo del malato.

Questa analisi può apparire complessa; in realtà è semplice e bisogna mantenere tale semplicità: la fisiologia del corpo del malato possiede le risorse necessarie per collaborare alla guarigione a tutti i livelli.

Tocca al terapeuta di imparare a utilizzare tali risorse.